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venerdì 7 gennaio 2011

Venti anni dopo

Secondo le cronache dovremmo essere alla fine di una storia durata ben venti anni. L'assassino di Simonetta Cesaroni dovrebbe finalmente essere affidato alle patrie galere per sempre. Almeno questo è quello che si augura il PM Ilaria Calò. Leggiamo la notizia dall'Ansa

Via Poma, pm chiede ergastolo per Busco


L'uomo è accusato dell'omicidio della 


fidanzata, Simonetta Cesaroni, uccisa a Roma


il 7 agosto 1990 con 29 coltellate


07 gennaio, 18:15
Via Poma, pm chiede ergastolo per Busco
di Paolo Montalto
ROMA - Per il rappresentante della pubblica accusa non ci sono dubbi: fu Raniero Busco, il 7 agosto 1990, ad uccidere Simonetta Cesaroni negli uffici romani degli Ostelli della gioventu'.
E proprio per la crudelta' d'azione non puo' che essere condannato al carcere a vita. Tutto scontato, quindi; almeno secondo i commenti che gia' da prima di Natale si facevano pronosticando l'esito della requisitoria. Lo si era capito gia' il 21 dicembre scorso dal primo spaccato dell'intervento pm Ilaria Calo', che oggi, davanti alla III Corte d'assise, ha illustrato le prove scientifiche per supportare la sua richiesta di condanna all'ergastolo. La fine della requisitoria e' stata un macigno: ''Nessun dubbio sulla responsabilita' di Busco; nessun dubbio sull'esistenza dell'aggravante della crudelta'. Per uccidere Simonetta bastavano tre delle lesioni che sono state provocate; tutte le altre sono crudelta'''. Le prove scientifiche raccolte dimostrerebbero che ''l'ipotesi accusatoria e' supportabile milioni di miliardi di volte in piu' rispetto a quella difensiva''. La certezza del pm e' che ''in corrispondenza di entrambi i capezzoli della ragazza e sul suo reggiseno sono state trovate tracce di Dna riconducibili a Busco senza dubbi'' e che la dinamica porta a ''29 lesioni da punta e taglio, tutte prodotte in un brevissimo lasso di tempo mentre l'aggressore stava a cavalcioni sulla vittima'' nonche' a un trentesimo taglio ''sulla clavicola di Simonetta con una crosticina ematica uguale a quella sul morso al seno''. Lo schema dei consulenti dell'accusa e' stato fatto proprio dal pm: ''l'aggressione mortale non e' stata successiva a una colluttazione; il materiale biologico trovato indica un approccio orale dell'aggressore; il profilo del materiale biologico e' quello di un uomo ed e' compatibile con quello di Busco; la sua dentatura ha caratteristiche che la rendono unica e la morfologia del suo morso corrisponde alla morfologia del morso sul seno di Simonetta''. L'ulteriore certezza e' la non esistenza di ipotesi alternative alla responsabilita' di Busco. ''Non ci sono spiegazioni alternative alla presenza del suo Dna sulla porta della stanza dove fu trovata morta Simonetta - ha detto il pm - E' impossibile che qualche altra persona sia stata in quella stanza senza lasciare alcuna traccia biologica seppure essa microscopica''. Busco oggi non era in aula perche' influenzato. Delusa la moglie Roberta Milletari'. ''Ci siamo sentiti da subito intrappolati. Ci hanno portati qui e pensavamo che comunque sarebbero riusciti a trovare qualche elemento, che sarebbe uscita la verita'. Non e' stato cosi'; si e' puntato solo su Raniero e basta''. ''Scontata'' la richiesta di ergastolo secondo l'avvocato Paolo Loria, difensore di Busco. ''E' l'impostazione del pm che e' totalmente sbagliata - ha detto - Rimangono forti dubbi proprio su quel palazzo di via Poma, ci sono elementi estranei a Busco, prove scientifiche che hanno dimostrato di essere tutto tranne che scientifiche. Tutte cose che dimostreremo nel nostro intervento''. Di contro, ''la ricostruzione fatta dal pm non e' assolutamente fantasiosa - ha detto l'avvocato Massimo Lauro legale di parte civile per la sorella di Simonetta Cesaroni - ma e' suffragata da elementi tecnici inconfutabili. Non e' facile il compito che avra' la Corte''. A fine mese, la sentenza.
Ci vuole un bel coraggio a chiedere l'ergastolo per Raniero Busco. Per le nostre latitudini invocare una condanna così grave è come domandare la pena di morte. Raniero Busco non è un criminale, non ha precedenti penali. Si tratta di un uomo sposato e con figli che ha mai dato fastidio a nessuno. Allora come mai il PM è così duro con lui, perché cala questo carico da novanta? Forse perché la morte atroce di Simonetta Cesaroni ha sconvolto tantissimo l'opinione pubblica da richiedere un giudizio esemplare? No, non è per questo. C'è un'altra ragione. Si vuole scaricare su quest'uomo vent'anni di inefficienze, errori, sbagli, abbagli, persecuzioni inutili. Il PM vuole lanciare il segnale che la Giustizia sa essere forte anche se arriva in ritardo. Insomma, il messaggio è che il Bene trionfa sempre. No, caro PM. Non è questo che noi vogliamo. Non ci interessa affatto l'esecuzione del colpevole. Vogliamo semmai capire, se questa è veramente la verità, perché ci avete messo tanto a scoprirla. Ma non è questa la riflessione che si vuole da tutti noi. Urlare l'ergastolo significa proprio mettere a tacere la Ragione, significa che non ti dò diritto di replica. Dopo venti anni ti consegno un colpevole, te lo sistemo una volta per tutte e quindi non ti lamentare. Come a dire, abbiamo sbagliato ma ora rimedieremo. Ergastolo per Busco significa quindi riparare i torti. Torti fatti a Pietrino Vanacore, a Federico Valle, ovviamente alla famiglia Cesaroni e soprattutto a Simonetta. Ma noi cittadini non vogliamo questo sacrificio di Isacco. Nessuno di noi pretende che dopo venti anni di pessime inchieste si giunga a condannare un uomo perché abbiamo dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che Raniero Busco è colpevole. Innanzitutto, questo ragionevole dubbio noi lo abbiamo. Proprio perché è Busco. Se fosse stato un estraneo a tutta la faccenda lo potremmo anche capire. Ma stiamo parlando dell'allora fidanzato ufficiale di Simonetta Cesaroni. All'epoca Raniero Busco avrebbe dovuto essere il maggiore indiziato come anche chi gioca al piccolo investigatore sa. Invece non è stato così. Venite ora a dire che quest'uomo è il colpevole? Vent'anni fa non lo avete neppure preso in considerazione ed ora venite a dirci che è proprio lui l'assassino? Allora siete una massa di incompetenti che adesso vuole farci credere che sanno fare il loro lavoro. Nel 1990 sarebbe stato molto facile per la Magistratura appurare l'alibi di Busco. Oggi, è quasi impossibile. La verità è che Busco non è il colpevole ma il capro espiatorio. E' un giochetto che si fa spesso in Italia per nascondere le inefficienze, le ignoranze, i pasticciacci come li chiamava Carlo Emilio Gadda. Oramai, molti di noi hanno quel minimo di conoscenze tecniche per capire che nel delitto Cesaroni non ci troviamo di fronte al dramma di una coppia in crisi ma all'aggressione di un predatore sessuale che non aveva nessun rapporto di conoscenza con Simonetta Cesaroni. Colpire 29 volte e in parti così delicate (occhi, seno, vagina) non sembra affatto dovuto alla furia di un fidanzato in preda al furore. Chi volete prendere in giro? Ma chi credete che siamo noi? Dei perfetti cretini? Il gruppo sanguigno di Raniero Busco è 0. Quello dell'assassino, almeno quello per quindici anni attribuito all'assassino, è di gruppo A. Come ha fatto un gruppo 0 a diventare un gruppo A? Inoltre, l'assassino si è portato via i vestiti di Simonetta, i monili e persino 50 mila lire prelevati dalla borsetta. Perché diavolo Busco avrebbe dovuto fare una cosa del genere? per farsi meglio catturare? Quando la macchina della Legge si mette a macinare una persona passa su qualsiasi cosa pur di vederla in galera. Ma Legge è Giustizia non sono la stessa cosa. Allora io dico al PM Ilaria Calò che se Busco verrà condannato la storia non finisce qui. Inizia da qui. Al pubblico, agli addetti ai lavori, ai lettori esigenti, ai protagonisti, a quelli che si sono suicidati, ai perseguitati tutti, devono dare mille spiegazioni: perché un reo così a portata di mano è finito in galera non venti ore dopo l'avvenuto omicidio bensì venti anni dopo? Chiedere l'ergastolo per Busco è un atto di protervia. Se anche lui fosse il colpevole, l'ergastolo sarebbe comunque una misura eccessiva per un uomo che in tutto questo frattempo è stato una persona a modo. Non ci convince questa richiesta. Non ci convince affatto. Anzi, ci suscita molti dubbi e anche una certa rabbia perché ha il sapore della Revenge, cioè della vendetta. E' polvere negli occhi. Solo polvere negli occhi.

martedì 21 dicembre 2010

Parte nona: l'alibi di Michele Misseri

ALIBI

Sabrina Misseri non dice tutta la verità. Bisogna però vedere se non la dice da colpevole o da innocente. Mi spiego, quando Sabrina viene interrogata lei sa che il padre la sta accusando di omicidio per cui forse cerca di giustificare tutti i suoi movimenti. Tanto più che il tono degli inquirenti, nei suoi confronti, è molto, molto intimidatorio. Mentre con Michele Misseri il tono è pacato, quasi comprensivo, gli fanno dire quello che vogliono addirittura gli suggeriscono le risposte. Insomma, gli fanno intendere che secondo loro qualcosa non torna e forse non c’entra con l’omicidio. Sono loro, mi pare a suggerirgli che forse ha una via di fuga, e questa via di fuga richiede un sacrificio: mandare sua figlia in galera al posto suo. Ed è proprio quello che Michele fa.
Com’è stato incastrato la prima volta Michele Misseri? Lo hanno messo di fronte ad una contraddizione. Leggiamo il testo del riesame:
dichiarazioni rese dal cognato Serrano Giuseppe in relazione all’arrivo del Misseri sul fondo per raccogliere i fagiolini, alle ore 15:45 anziché alle 15:00; tabulati telefonici attestanti che il Misseri alle ore 15:25 era fuori Avetrana e in un ambito territoriale compatibile con il luogo dove aveva occultato il cadavere).
In pratica, i magistrati hanno chiesto a Misseri dove fosse quel pomeriggio del 26 agosto. Lui in un primo tempo ha sostenuto di trovarsi nel campo con il cognato a raccogliere fagiolini. Il cognato però asserisce che quel giorno Michele non è arrivato alle 15:00 come il solito, bensì alle 15:45. I magistrati sanno anche un’altra cosa, ossia che alle 15:25 si trovava fuori da Avetrana, come attestano i tabulati telefonici.
Dov’è il problema? Il problema è questo: se Michele, come al solito, alle 15:00 doveva trovarsi in questo campo è plausibile che alle 14:35 – 14:36 ancora dormisse sulla sdraio? Hanno i giudici e gli inquirenti appurato che fosse abitudine di Michele riposare fino a quell’ora? Per funzionare lo schema dell’innocenza di Michele Misseri, egli non solo deve svanire dalla scena del crimine ma deve anche ovattare la sua presenza in casa. Dunque, non è nel garage, ma in casa. Ma non basta. Anche in casa non può essere giustificato il fatto che non abbia udito nulla. Allora, dormiva. E’ un alibi debolissimo che non dovrebbe essere difficile smontare, basterebbe indagare presso le persone che lo conoscevano se era sua abitudine appisolarsi per molto tempo nel pomeriggio. Io sono convinto che egli sia andato effettivamente a riposare. Ma alle 14:30 era già sveglio, e si era recato in garage a prepararsi per qualcosa. A cercare qualcosa. Vede la nipote in short, non resiste alla tentazione e la convince a seguirlo. Lì tenta l’approccio, non riesce, per evitare uno scandalo la uccide e poi ne occulta il cadavere.
Comunque sia, egli durante l'incidente probatorio nega che quel pomeriggio dovesse recarsi a raccogliere i fagiolini. Ecco le sue asserzioni:

PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: ecco, quindi poi siete ritornato in Avetrana.
MICHELE MISSERI: sì.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: e siete andato dove? A raccogliere i fagiolini come avete detto la volta scorsa?
MICHELE MISSERI: i fagiolini prima, sì.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: bene.
MICHELE MISSERI: con mio cognato.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: e c’era suo cognato.
MICHELE MISSERI: sì.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: a che ora siete arrivato?
MICHELE MISSERI: quattro, quattro e mezza potevano essere.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: quattro, quattro e mezza. E vostro cognato nulla vi ha detto?
MICHELE MISSERI: no, non era... non era...
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: “Come? Avevamo appuntamento alle tre e ti sei...?”.
MICHELE MISSERI: no, non sapeva ... Allora, io ho detto “Vedi che domani forse sei da solo perché io devo andare con il trattore”.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: uhm.
MICHELE MISSERI: non era programmato che dovevo andare. Poi, visto che lui stava là, sono andato.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: ho capito. Per raccogliere i fagiolini.
MICHELE MISSERI: i fagiolini. Che poi non è che ne ho raccolti tanti che li aveva raccolti tutti lui.

Tuttavia, questa dichiarazione è falsa. E' stato infatti proprio il cognato ad asserire che lo aspettava per le 15:00 e non si è presentato. Ma perché Misseri nega questo impegno di lavoro? Proprio per accreditare la tesi che dormiva alle 14:35, quando più o meno sua figlia sarebbe andato a svegliarlo. Invece, non dormiva affatto, era pronto per recarsi nel campo. Scende in strada, forse vorrebbe andare  a prendere la macchina ma vede sua nipote in short e modifica i suoi piani.

sabato 18 dicembre 2010

Parte ottava: violenza sul cadavere

La violenza sul cadavere
Vediamo cosa dice Misseri a proposito dell’abuso che avrebbe effettuato sul corpo oramai inanimato della propria nipotina appena uccisa dalla figlia, secondo quanto da lui dichiarato. Ecco l’estratto dall’incidente probatorio.

PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: allora, mi segua adesso. Quindi a questo punto porta la bambina ... va direttamente al pozzo oppure c’è stato l’episodio di violenza di cui lei mi ha parlato nei precedenti interrogatori?
MICHELE MISSERI: ma non ce l’ho fatta.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: allora spieghi bene questo fatto.
MICHELE MISSERI: sì.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: che cos’è successo? L’ha portata sotto l’albero di fico...
MICHELE MISSERI: sì.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: ...e che cos’è successo?
MICHELE MISSERI: l’ho spogliata...
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: l’avete spogliata.
MICHELE MISSERI: certamente la volevo violentare ma non ce l’ho fatta.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: non ce l’avete fatta. E che cos’è successo?
MICHELE MISSERI: l’ho rivestita di nuovo...
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: “non ce l’ho fatta” in che senso?
MICHELE MISSERI: non avevo il coraggio.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: non avevate il coraggio. Però l’avete spogliata.
MICHELE MISSERI: l’avevo spogliata.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: quindi l’avete ... E non c’è stato, quindi, quell’episodio di cui ci avete parlato nei precedenti interrogatori. Cioè ci avete parlato di eiaculazione, addirittura di...
MICHELE MISSERI: io... io ho parlato di così sai perché?
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: perché?
MICHELE MISSERI: non mi crede nessuno.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: eh, spiegate.
MICHELE MISSERI: non mi crede nessuno perché una volta che l’ho spogliata chi è che mi crede? Nessuno. Ecco perché ho detto così.
P.M. DOTT. MARIANO BUCCOLIERO: e cioè? Non è chiaro. Perché avete detto questo episodio di violenza così brutto? Perché? Qual era la necessità di dire? Nessuno ve l’ha chiesta quella cosa. Perché l’avete detto?
MICHELE MISSERI: forse ho sbagliato, non...
AVVOCATO GALOPPA: Ti volevi far ricadere tutta la colpa su di te? Volevi che si credesse che avevi fatto tutto tu?
MICHELE MISSERI: può darsi.
AVVOCATO GALOPPA: anche l’omicidio?
MICHELE MISSERI: sì.
Cap. ABBASCIANO: O ti vergogni? Tu devi superare qualsiasi tipo di vergogna Michele. Ti vergogni tuttora...
MICHELE MISSERI: no .
Cap. ABBASCIANO: ...di dire qualcosa?
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: no, il problema è questo...
Cap. ABBASCIANO: sii chiaro
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: il problema...
Cap. ABBASCIANO: diccelo per bene.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: il problema è questo: lei sa che su questo episodio ci sono degli accertamenti tecnico-scientifici in corso.
MICHELE MISSERI: eh.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: voglio dire, ai fini della sua credibilità, se lei ci dice fesserie, ci dice cose non vere poi, se si scopre che invece avete detto una fesseria, poi viene meno la sua credibilità. Per questo io più volte la sto invitando a dire la verità, tutta la verità. Quindi cos’è successo? Siete arrivato a quell’albero, vi siete fermato, avete preso il corpo della bambina...
MICHELE MISSERI: sì.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: ...e siete andato sotto l’albero...
MICHELE MISSERI: del fico.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: ... di fico. L’avete spogliata ma vi sarete spogliato pure voi.
MICHELE MISSERI: sì, sì.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: perché se mi dite che “Non ce l’ho fatta” vi sarete spogliato pure voi.
MICHELE MISSERI: sì.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: avete cercato di penetrarla la bambina.
MICHELE MISSERI: sì, però non ...
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: però?
MICHELE MISSERI: non ho avuto il coraggio.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: ma avete cercato di penetrarla.
MICHELE MISSERI: sì, sì.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: eh, però vi siete subito ritratto, cioè non siete arrivato all’orgasmo.
MICHELE MISSERI: no.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: questo volete dirmi?  Quindi poi l’avete rivestita ...
MICHELE MISSERI: e l’ho portata al pozzo.
PROC. AGG. DOTT. PIETRO ARGENTINO: e l’avete portata al pozzo. Vuole intervenire? Prego.
C.T. DOTT.SSA BRUZZONE ROBERTA: ci spieghi cosa hai fatto esattamente? Ci spieghi bene cosa hai fatto esattamente sotto quell’albero? Per filo e per segno? In maniera molto chiara? Perché non è chiarissimo. Dicci esattamente quello che hai fatto.
MICHELE MISSERI: violentata.
C.T. DOTT.SSA BRUZZONE ROBERTA: l’hai violentata? Cioè sei...? Hai...? Sei entrato dentro il corpo di Sarah?
MICHELE MISSERI: sì.
C.T. DOTT.SSA BRUZZONE ROBERTA: in quel momento. Okay.

Parte settima: occultamento del cadavere

La fase di occultamento del cadavere

Nessuno dubita che questa fase sia tutta legata a Michele Misseri. È un fatto innegabile che lui non può assolutamente smentire. Secondo la versione ormai accreditata Sabrina uccide Sarah e Michele ne occulta il cadavere. In questo non viene aiutato da nessuno. Il corpo di Sarah verrà ritrovato in pozzetto all’interno di un’area di campagna appartenente al Misseri. Ciò che non si spiega, però, è come viene trovata la piccola Sarah. Nuda. Qual è scopo avrebbe denudare il cadavere? Quale fine? Assolutamente nessuno. Anzi, è controproducente perder tempo a spogliare il cadavere di una persona appena assassinata. Le ricerche per trovare Sarah iniziano immediatamente. Misseri non può sapere se nel frattempo Sabrina si sia tradita o meno. Se arriveranno i carabinieri a cercare Sarah nel suo campo. Eppure, perde tempo a spogliare il corpo di Sarah. Perché? È lui steso a dirlo: ha abusato del cadavere. Ha spiegato di aver penetrato il corpo senza vita di Sarah e di aver eiaculato. Poi asserisce che c’è stata penetrazione ma senza eiaculazione. Poi non c’è stata neppure l’abuso. Si è trattato di una menzogna per rafforzare la tesi che era stato lui a uccidere Sarah. Sì, va bene. Ma rimane il problema del perché, se non ha abusato del cadavere, abbia spogliato Sarah. Il TdR non si pone affatto questo problema. Ma descrive Michele Misseri come persona assolutamente mite e sotto un pesante senso di colpa. Sinceramente, se ho il dubbio che abbia violentato un cadavere, non vedo proprio come si possa poi credergli su tutto il resto. Uno che giunge ad un gesto così estremo è necessariamente uno privo si scrupoli. Ed uno privo di scrupoli potrebbe benissimo accusare la figlia per farla franca. In ogni caso, per funzionare lo schema accusatorio, Misseri bisogna che descriva la figlia come se fosse estremamente cinica, difatti, secondo le sue parole, lui avrebbe chiesto: «ma cos’è che hai combinato» e Sabrina avrebbe risposto: «già comunque mi stava dando pure fastidio». Ciò che colpisce in ricostruzione è che il padre non chiede alla figlia cosa sia accaduto, perché lo abbia fatto. Si limita a dire «si, e mo la responsabilità chi è che se la prende? Me la devo caricare tutta io la responsabilità» (e ciò in quanto Sabrina è una ragazza di soli 22 anni mentre lui un uomo adulto: «…perché mi dispiaceva che lei era bambina e io ero grande…»);
Né, attenzione, chiederà in seguito alla figlia il perché di questo delitto. Come su può credere a una cosa del genere? Come si può pensare che il Misseri abbia il sangue freddo di pensare subito a prendersi la colpa di tutto senza chiedere nessuna spiegazione dell’accaduto. In ogni caso egli agisce prontamente.  E mentre si prodiga a nascondere il cadavere di Sarah, nel frattempo Sabrina invia un sms a Mariangela (14;39) dicendole che è pronta. Quindi esce dal garage ed aspetta l’amica per la strada. Mariangela quando riceve l’sms e a pochi centinaia di metri da casa Misseri.
Quando le due amiche si allontanano, Michele Misseri sposta il corpo di Sarah dal garage alla macchina, una SEAT Marbella rossa. E a proposito di quest’auto sentiamo cosa dice la Spagnoletti: in occasione del suo arrivo a casa Misseri, il cancelletto d’ingresso era chiuso, la porta del garage, invece, presentava le ante centrali aperte, per strada v’erano entrambe le auto della famiglia (ovvero la “Marbella” rossa di Michele, più vicina al garage ed in posizione quasi obliqua, e la “Opel Astra” di sua moglie), ma non c’erano né il padre né la madre della sua amica; che, dopo essersi da lì recate per andare a casa di Sarah, esse sono ritornate presso l’abitazione di Sabrina, e qui ella ha visto Misseri Michele accovacciato vicino alla “Marbella”, chino su quello che le è apparso un attrezzo agricolo metallico; che, nell’occasione, Sabrina ha chiesto al padre se avesse visto Sarah, ma questi, girando solo il collo, le ha risposto di no; che esse sono perciò ritornate a casa della ragazzina e poi, dopo un passaggio dall’abitazione di una zia, si sono recate, ancora una volta, a casa Misseri, dove la porta del garage era sempre aperta, tutt’e due le macchine erano sempre presenti (la “Marbella”, tuttavia, spostata), e dove, però, essa teste non ha più visto il Misseri, ma soltanto sua moglie, che è uscita dal cancelletto e si è messa in macchina con Sabrina, che nel frattempo l’aveva allertata telefonicamente.
Dunque, la spagnoeltti passa tre volte da casa Misseri, alle 14;42 sappiamo che era presente perché lo squillo di Sabrina a Sarah viene fatto in sua presenza. La spagnoletti non scorge né il Misseri né la molgie di costui. Però nota entrambe le vetture di famiglia ferme lungo i marciapiede che costeggia casa Misseri. Quindi lei e sabirna vanno dai familiari di Sarah. Dopo 10 minuti ritornano in via Deledda. La Spagnoletti nota nuovamente le due auto ma nella medesima posizione di prima. Questa volta scorge Misseri che è piegato sulla sua auto mentre ripone un attrezzo agricolo. Ovvero, una zappa. Per la cronaca, Misseri ha già caricato il corpo di Sarah sull’auto. Il problema è come ha caricato il corpo si Sarah? Ha spostato la macchina oppure no? Se Mariangela ritrova l’auto nella medesima posizione di prima sembrerebbe che questa non sia stata  spostata. Tuttavia, nell’incidente probatorio, egli asserisce di aver spostato l’auto, di averla posizionata con il portello posteriore in direzione dell’entrata del garage. Forse, lo ha davvero fatto. O forse no. Quello che comunque non si spiega è, nell’ipotesi che Sabrina sia l’assassina e lui solo un complice nell’occultare il cadavere, quello che abbiamo detto prima: perché Sabrina avrebbe dovuto tornare indietro con l’amica dieci minuti dopo rischiando di far scoprire tutto?

Parte sesta: le strane azioni post-mortem di Sabrina assassina

Azioni post mortem

Sappiamo che Michele Misseri ha nascosto il cadavere di Sarah Scazzi. Su questo non ci sono dubbi. Chiunque l’abbia uccisa, è stato però lui ad occuparsi del’occultamento. Ma torniamo a quel garage, a quella strada, a quell’ora. Cosa è accaduto quando Mariangela è giunta da Sabrina? Prendiamo il testo delle motivazioni del Riesame:

Oltre a questo, però, la Spagnoletti allega con certezza altre circostanze, indubbiamente negative per la sua amica, ovvero che: a) quest’ultima, a differenza di quanto solitamente accadeva, s’è fatta trovare già per strada, con la borsa e l’asciugamano del mare nelle mani, sicché ella non è neppure scesa dalla macchina; b) Sabrina era visibilmente agitata per l’assenza di Sarah e, nel montare in macchina ed immediatamente dopo, ha effettuato due telefonate all’apparecchio della cugina: alla prima delle quali – a dire della stessa Sabrina – sarebbero seguiti sei-sette squilli a vuoto [si tratta della citata chiamata delle ore 14:42:48 ricevuta dalla Scazzi a seguito della quale il Misseri si era accorto della presenza del telefono della nipote a circa 20 cm. dal cadavere, n.d.e.]; mentre, alla seconda, il telefono sarebbe risultato irraggiungibile [la chiamata risale alle 14:44:24 allorché la batteria si era oramai staccata dal telefono dopo che il Misseri lo aveva raccolto, n.d.e.]; c) subito dopo questi tentativi di chiamata, e quindi dopo appena una decina di minuti dal mancato appuntamento, Sabrina durante il loro tragitto in auto, ha inaspettatamente esclamato “l’hanno presa, l’hanno presa”, e tale affermazione avrebbe poi insistentemente ripetuto durante l’andirivieni da casa di Sarah, che ne è seguito.
Inoltre, la Spagnoletti ha spiegato: che, in occasione del suo arrivo a casa Misseri, il cancelletto d’ingresso era chiuso, la porta del garage, invece, presentava le ante centrali aperte, per strada v’erano entrambe le auto della famiglia (ovvero la “Marbella” rossa di Michele, più vicina al garage ed in posizione quasi obliqua, e la “Opel Astra” di sua moglie), ma non c’erano né il padre né la madre della sua amica; che, dopo essersi da lì recate per andare a casa di Sarah, esse sono ritornate presso l’abitazione di Sabrina, e qui ella ha visto Misseri Michele accovacciato vicino alla “Marbella”, chino su quello che le è apparso un attrezzo agricolo metallico; che, nell’occasione, Sabrina ha chiesto al padre se avesse visto Sarah, ma questi, girando solo il collo, le ha risposto di no; che esse sono perciò ritornate a casa della ragazzina e poi, dopo un passaggio dall’abitazione di una zia, si sono recate, ancora una volta, a casa Misseri, dove la porta del garage era sempre aperta, tutt’e due le macchine erano sempre presenti (la “Marbella”, tuttavia, spostata), e dove, però, essa teste non ha più visto il Misseri, ma soltanto sua moglie, che è uscita dal cancelletto e si è messa in macchina con Sabrina, che nel frattempo l’aveva allertata telefonicamente.

Secondo il TdR l’assassina di Sarah Scazzi sarebbe Sabrina Misseri. Ora, dando per buona questa interpretazione, non si spiegano due azioni che Sabrina ha compiuto nella veste di assassina. A quel che dicono i giudici Sabrina ha avuto molto sangue freddo sia in fase peri-mortem, quando uccideva la cugina, sia nelle prime fasi post mortem quando subito dopo aver compiuto l’omicidio ha la freddezza di rispondere a un sms della Cimino per crearsi un alibi. Tuttavia, in presenza di Mariangela compirebbe un’azione stupida. Proprio di fronte al garage, con l’amica in macchina, quindi anch’essa a pochi metri dal garage, dove è appena stata uccisa Sarah e dove si trova ancora il suo cadavere, fa squillare il telefono! Che il telefono squilli non è Sabrina a dircelo ma sia i tabulati telefonici che lo stesso Michele Misseri. Il telefono di Sarah squilla, sette-otto squilli fino a che non si inserisce la segreteria telefonica. Sette-otto squilli! Non uno o due, ma sette o forse otto. Cioè, la probabile assassina fa squillare il telefono della sua vittima in presenza di un’estranea con il rischio che questa possa sentirlo. Tuttavia, Mariangela non sente nulla, né sente nulla Sabrina. È stato un puro caso che questi squilli non si siano sentiti in strada. Se così fosse stato, se Mariangela avesse udito gli squilli, ella avrebbe individuato dove stava il cellulare di Sarah e quindi Sarah. È credibile che un’assassina dotata di tale sangue freddo compia un’azione così sciocca? Non solo, ripete il numero di Sarah, e non sappiamo se ancora presso il garage o meno, due minuti dopo. Ma questa volta il cellulare risulterà spento. Probabilmente Michele stesso fa cadere volutamente o meno il telefonino a terra sicché si tacca la batteria.
Questo il primo errore dell’assassina. Ma ne fa un secondo.
Le due amiche si recano dalla madre di Sarah, non su iniziativa di Sabrina bensì su sollecitazione di Mariangela. Dunque, non è Sabrina a proporre di allontanarsi da casa sua, quindi dalla scena del crimine, ma l’amica. Certo, potrebbe aver anticipato le intenzioni di Sabrina, ma fatto sta che non è Sabrina a chiedere di allontanarsi. Se Sabrina è l’assassina, lei sa che mentre sono via suo padre sta cercando di occultare il cadavere di Sarah. Sarebbe dunque logico che Sabrina con una scusa rimanesse il più a lungo possibile presso casa Scazzi o quanto meno proponesse a Mariangela di fare un giro per cercare la cugina scomparsa. Invece, dieci minuti dopo, Sabrina e Mariangela sono di nuovo presso casa Misseri. Questa volta Mariangela vede Michele Misseri e lo scorge aggeggiare proprio presso la Seat Marbella dove ha appena caricato il corpo della nipote. Se Sabrina è l’assassina, certo fa un azzardo a riportare l’amica sulla scena del crimine mentre suo padre è in piena fase di occultamento di cadavere. Se invece Sabrina è del tutto innocente queste due azioni, lo squillo prima, il repentino ritorno a casa dopo, sono azioni del tutto normali.
Riepilogando: i tempi sono a favore di Michele Misseri. Il teatro del crimine è più ragionevole che fosse frequentato da Michele Misseri. L’arma del delitto appartiene a Michele Misseri e certamente è più logico che l’avesse lui a portato di mano piuttosto che la figlia. Infine ci sono queste azioni assolutamente incongrue da parte di Sabrina in veste di assassina ma perfettamente congrue se innocente.

Nell’incidente probatorio si insiste sullo squillo che Sabrina effettua per chiamare Sarah. Si interroga sulla questione e Michele Misseri risponde che prima ha coperto la bambina con il cartone, poi le ha sfilato la cintura dal collo e proprio in quel mentre squilla il cellulare di Sarah. Lui, afferma, che non si era accorto del telefonino.

Tutto questo è credibile fino a un certo punto. Infatti, ai giudici sembra strano che prima abbia coperto la ragazzina con un cartone e poi  abbia sfilato la cintura che era ancora serrata al collo della povera Sarah. Sembrerebbe più logico il contrario. Non si soffermano però minimamente sul fatto che se questa scena noi la immaginiamo in solitaria, ovvero come unico protagonista del gesto criminoso Michele Misseri, la trama che racconta potrebbe avere un significato. Egli si preoccupa di occultare il cadavere perché qualcuno potrebbe arrivare da un momento all’altro. Le uniche persone che potrebbero sorprenderlo sono sua moglie e sua figlia.  Recuperare la cintura è un gesto di secondaria importanza. Può farlo con calma dopo. Ora, è indispensabile nascondere il corpo. Questa è una necessità talmente impellente da fargli dimenticare di disattivare in qualche modo il cellulare che, infatti, squilla perché Sabrina, e ripeto, Sabrina, fa squillare mettendolo in seria difficoltà tanto che è costretto a prendere di volata il telefonino e non sapendo come spegnerlo ne stacca la batteria. In questa ottica la narrazione funziona. Altrimenti stride, non ha senso. Infatti proviamo a leggere il tutto vedendo Sabrina rea dell’omicidio.
Innanzitutto non si spiega la necessità di occultare il cadavere immediatamente se la figlia sta facendo il palo fuori. Non si capisce addirittura una cosa che dovrebbe essere ancora più logica: chiudere la porta del garage. Questa non viene chiusa perché fra l’atto omicidiario del Misseri e l’intervento di Sabrina e Mariangela per strada intercorrono pochissimi minuti per cui egli rimane prigioniero all’interno della scena stessa del crimine. Inoltre, se Sabrina fosse stata colpevole come mai non aiuta il padre almeno a posare il cartone sul corpo della ragazza, anche se, ripeto, in questo caso non si capisce il bisogno, dato che avrebbero potuto chiudere le ante del garage? E come mai Sabrina non solo non recupera il cellulare di Sarah ma lo fa addirittura squillare in presenza dell’amica Mariangela che ha parcheggiato a ridosso del garage? Ribadiamo: se non ci fosse stato il motore della macchina della Spagnoletti acceso, probabilmente il cellulare sarebbe stato udito. 

Parte quinta: l'arma del delitto

L’arma del delitto

Nella sua prima confessione Michele Misseri afferma che ha ucciso Sarah con una corda. Sarà la perizia medico legale a stabilire che in realtà si tratta di una cintura. Probabilmente unisex ma piuttosto da uomo che da donna come recita la perizia medico legale: in caso si trattasse di una cintura comunque le dimensioni sono consistenti con un cintura di foggia più tipicamente maschile. La domanda è: che ci fa una cintura in un garage? Se è stata Sabrina a uccidere Sarah vorrebbe dire che presa dall’ira, ha avuto a portata di mano una cintura e l’ha usata. Ma doveva essere così arrabbiata che ha tenuto fermo nel suo proposito per due minuti e con il cellulare che nel frattempo riceveva sms. Insomma, nulla ha disturbato Sabrina nell’uccidere, né il vedere la cugina morire, né il suono del sms arrivato sul cellulare, né la preoccupazione che Mariangela stava per arrivare da un momento all’altro. Dunque, riepilogando, una serie di eventi poco chiari hanno creato questo dramma: un incontro non spiegabile nel garage, un alterco nato in modo improvviso e anche questo non spiegabile, un’arma del delitto veramente impropria per una che ha perso le staffe. Non sarebbe stato più logico che Sabrina, se proprio avesse avuto a disposizione la cintura, nella rabbia non l’avesse usata per picchiarla? Inoltre la cintura è stata usata in modo proprio da uccidere, infatti la cinta era infilata nella fibbia (senza però che l’ardiglione fosse inserito nei fori) ed era stato fatto un solo giro intorno al collo della vittima.  Riepilogando, la punta della cintura viene fatta passare nella fibbia, quindi, posta al collo di Sarah e tirando l’estremità della cintura questa si serra e la soffoca fino a ucciderla. Un’azione che richiede mi sembra piuttosto freddezza e volontà di uccidere. O forse, si direbbe meglio, necessità di uccidere.
Misseri asserisce che la cintura in garage era appesa  a un chiodo, stava lì alla bisogna. Sarei curioso di sapere quante persone tengono appese nei propri garage cinture alla bisogna. Comunque sia, se volgiamo dare per buona questa versione, la cintura era un'arma d'occasione  reperita sul posto da Sabrina. Questo perché si tratta di una cintura da uomo. 
Passiamo a Michele, se è stato lui a uccidere il discorso ha un andamento più logico. Cosa succede, proviamo a immaginarlo: Sarah subisce un approccio sessuale non gradito, si gira per uscire ventilando forse l’intenzione di dire tutto a Sabrina. Il Misseri si vede perduto, si sfila la cintura dai pantaloni, ne fa un cappio e mentre la nipote è girata glielo avvolge al collo. A questo punto non può più tornare indietro. L’accusa per Misseri è infamante, lui che è sempre stato un uomo mite. Sarah, non avrebbe alcun motivo per mentire, verrebbe creduta. Sarah deve morire.
La cintura è da uomo. Misseri è un uomo. La cintura non è un oggetto consueto da trovarsi in un garage. Misseri poteva benissimo averla attaccata al pantalone. Fra le due probabilità, qual è quella più alta? Non solo, Misseri poteva essersela già slacciata per l’approccio sessuale.
Ma perché Misseri ha negato in un primo tempo che si trattava di una cintura? Lui dice per evitare che gli inquirenti cercassero l’arma del delitto. Mi sembra una bugia, Anzi, asserendo che Sarah era stata uccisa con la sua cintura avrebbe avvalorato ancora di più la tesi della sua colpevolezza. Se lo ha taciuto, forse è perché voleva far credere a un gesto d’impeto. La rappresentazione che egli si sfila la cintura appare molto più sordida come gesto anche perché è molto più vicino ad un’azione libidinosa. Ammette in un secondo tempo che si tratta di una cintura perché la perizia medico legale lo asserisce. E lui di fronte a questo non può smentire. Peccato, però, che i giudici del TdR non abbiano visto lui con in mano la propria  cintura piuttosto che una improbabile Sabrina con in mano la cintura del padre.